Capire il valore dell'IA
Si parla spesso di intelligenza artificiale come di una rivoluzione capace di cambiare la società. C’è chi la vede come una svolta epocale e chi, al contrario, la considera una moda esagerata e cita i frequenti errori.
Negli ultimi tempi ho voluto sperimentare con i piccoli modelli linguistici (LLM), quelli che possono funzionare direttamente sul dispositivo. Ho realizzato un’app Android in WebAssembly che esegue un modello locale, e l’ho provata su un telefono di cinque anni fa. Quando l’ho comprato serviva solo per chiamare e installare app. Oggi riesce a rispondere alle mie domande.
Ecco un breve screencast dell’esperimento:
Nel video chiedo al modello: «Quando è nata l’Italia?»
La risposta è sbagliata, sì — ma la cosa interessante è che il modello capisce la domanda, riconosce che è di tipo storico e collega concetti coerenti. Non è poco, per un sistema che gira interamente in tasca.
La lezione, secondo me, è chiara: l’IA funziona, purché si capisca come usarla. Gli strumenti vanno conosciuti e valutati per quello che sono, non per quello che ci si aspetta che siano. Anche i modelli più piccoli hanno un enorme potenziale, soprattutto se integrati con strumenti come gli MCP, che permettono di accedere a informazioni reali.
Forse non è un’intelligenza paragonabile a quella umana, ma non è nemmeno qualcosa da sottovalutare. Abbiamo tra le mani uno strumento potente e affascinante, che vale la pena conoscere, capire e usare al meglio per trarne tutto ciò che può offrire.