Fate la nanna di Estivill: mandiamo a nanna l'autore!
Quasi due anni fa sono diventato papà; come tutti i neogenitori, sentivo il bisogno di imparare a esserlo, e l'unica opzione era chiedere ad altri, che fossero persone o libri.
I libri, appunto. Ne ho letti pochi, ma con risultati molto diversi tra loro. Oggi voglio dire due parole su quello che mi ha deluso di più: Fate la nanna di Eduard Estivill, un medico spagnolo e Sylvia de Béjar.
Un po' me la prendo con me stesso per aver deciso di leggere un libro che propone un "metodo", approccio che non ha molto senso con un figlio appena nato. Va detto che nostra figlia ha avuto parecchi problemi col sonno, di conseguenza noi abbiamo patito veramente tanto, arrivando anche all'esasperazione dopo tante notti insonni di fila.
Ripenso a come è scritto: parte con un'introduzione in stile terroristico, stabilendo che i problemi del sonno del nostro bambino avranno pesanti ripercussioni sulla sua vita adulta. Poi precisando che il "metodo" funziona nella quasi totalità dei casi, e quando non funziona è perché è stato applicato male. Leggetelo e vedrete che dice proprio così, che bella faccia tosta. Già queste due cose avrebbero dovuto insospettirmi, ma purtroppo non ero sufficientemente lucido.
Poi il metodo, che di per sé può anche non essere nulla di male: abituare gradualmente tuo figlio ad addormentarsi da solo, a costo di farlo piangere, andando a consolarlo a intervalli sempre più lunghi. Questo darebbe al bimbo la consapevolezza che può addormentarsi da solo, cosa che può essere considerata una conquista per lui. Già, peccato che un bimbo cambi così tante volte durante la sua crescita, da aver bisogno di rivedere spesso il suo rapporto con la nanna, così come quello con tanti altri aspetti della sua vita.
Ecco, quindi, che poco tempo dopo ci siamo accorti che nostra figlia aveva esigenze nuove, e proprio non ce la faceva a dormire per conto suo come aveva fatto fino a pochi giorni prima. Cosa fare? Riapplicare il metodo da zero? Insistere? Per fortuna, abbiamo cambiato approccio e l'abbiamo assecondata: "facci capire tu di cosa hai bisogno".
C'è stato poi un pensiero che mi è venuto di colpo e che mi ha fatto cambiare idea definitivamente sull'ossessione del sonno: la differenza tra i primogeniti e i secondogeniti. Mio fratello, per esempio, non ha mai dormito da solo da piccolo, perché ha condiviso la camera con me. Conseguenze sull'età adulta? Dorme molto meglio di me!
Trarre una conclusione non è facile per me: come ho già scritto, abbiamo sofferto molto per privazione di sonno, e avremmo fatto qualsiasi cosa per dormire un po' di più. Purtroppo una soluzione non ce l'ho, se non tanta pazienza e la consapevolezza che prima o poi le cose cambiano davvero. Di sicuro, però, la soluzione non è nelle pagine di questo libro. O almeno non è la soluzione che cercavo io.